“Ercursionismo leggero. Percorsi a utenza ampliata nelle Marche” – Catia Eliana Gentilucci, Giorgio Giorgini

Copertina Escursionismo Percorsi a utenza ampliata nelle Marche Leggero di
“Ercursionismo leggero” è una guida scritta a quattro mani (una docente camminatrice e una guida del CAI) che offre oltre 30 percorsi a utenza ampliata nelle Marche.
Una guida rivolta dunque a un turismo attento, a un escursionismo contemplativo, per camminatori che non hanno, per motivi estemporanei o per condizione, le possibilità motorie, fisiche e mentali per poter affrontare escursioni importanti: persone anziane, portatori di disabilità (anche solo temporanee), famiglie con passeggini o semplicemente tutti coloro che vogliono passeggiare senza difficoltà e godere delle bellezze del territorio naturale, antropizzato e culturale. Ogni scheda dedicata ai singoli percorsi illustra non solo i caratteri naturalistici, ma anche i luoghi da visitare nelle vicinanze e le curiosità del luogo, mostrando una serie di informazioni e infografiche utili per valutarne la complessità come ad esempio l’indicazione degli utenti che possono essere in grado di affrontare la camminata (disabilità con ausilio, mobilità ridotta, ipovedenti, bambini, passeggini), la difficoltà e il tempo di percorrenza, il dislivello e le condizioni del fondo, nonché le attrezzature e le opere che si possono incontrare, come panchine per sedersi o parchi gioco.

“Atti di un mancato addio” – Giorgio Ghiotti

Copertina Atti di un mancato addito di Giorgio Ghiotti

I protagonisti di questa storia – Massi, Cecchi, Giulio, Trottola, Roberta e Mastino, ragazzi appena affacciati all’età adulta – crescono come fanno i lupi, oscillando tra l’istinto del branco e il bisogno di solitudine. Esistenze appena sbocciate fatte dei sogni puri e violenti della giovinezza. Finché Giulio, un giorno, scompare, e ognuno di loro sarà costretto a mettere in pausa la propria vita e, solo per un attimo abbacinante, provare a cercarlo, almeno nella memoria.

Un romanzo che è fitto dialogo tra luoghi geografici e interiori, tra l’impulso allo schianto e la paralisi che prende alle gambe, alle labbra, esplorando il tentativo di riconciliazione con la perdita: il tempo delle ricerche diviene un viaggio a ritroso, un’indagine attorno all’amato – al corpo assente dell’amato – che riporta alla luce fantasmi verissimi e paure antiche. Così, lo spazio dell’attesa si sfilaccia a poco a poco in immagini e sequenze, in ricordi sempre meno nitidi e per ciò salvifici.

Atti di un mancato addio è una storia fatta di giovinezza l’attimo prima che questa sfiorisca; di presenze comprese attraverso le mancanze; di sacrifici necessari perché qualcosa si compia e la vita accada.

“Nome non ha” – Loredana Lipperini / Elisa Seitzinger

Copertina Libro Nome Non ha - Loredana Lipperini
Sette sono gli amici che servono le storie, perché sanno che consegnarle ad altri non significa solo mantenerle vive. Le storie vivono comunque: non ci sono abbastanza rovine e pietre e frane e ruderi e inghiottitoi per seppellirle, e sempre si apriranno fessure che ne condurranno la voce per il mondo. L’atto del consegnare, come avviene nel settimo giorno del settimo mese di un anno da non precisare, significa soprattutto trasformare chi ascolta, sapendo che a sua volta si farà servitore: perché le storie mettono radici invisibili e profonde, e i nostri pensieri, e dunque le nostre azioni, muteranno dopo averle incontrate. Lo sapremo solo nei sogni, dove si mostrano le fessure e i cunicoli che accolgono la parte più importante delle nostre vite.
Per conoscere il destino che ignoravamo, non è sempre necessario trovarsi in un luogo che giudichiamo adeguato: un tempo occorreva scendere in grotte e sotterranei e guadare fiumi e respirare vapori, ma non è più così. Le storie sono capricciose: a volte tralasciano i luoghi dove sono nate e a cui, come sempre, hanno lasciato un nome. In questo caso, quei luoghi non sono le forre o i crepacci o le morene o le gole, non il Monte Vettore, non il Pizzo del Diavolo, non la Cima del Redentore, non il lago di Pilato, non il fiume Aso che sgorga dal Monte Sibilla e prende il nome dal dio dei Galli, non il Tenna che ingannò Enea, non il Nera. Non le tre cime dei monti che congiungono la Sibilla al Vettore, Monte Argentella, Palazzo Borghese e Monte Porche che qui vengono considerate il rifugio fatale dove Cloto, Lachesi e Atropo filano le vite degli uomini. Non alcuno dei territori misteriosi dei Monti Sibillini».
di LOREDANA LIPPERINI & ELISA SEITZINGER