Sinossi
Cuba: il pensiero triste che si balla. Ma non è una tristezza opaca, o lo spleen europeo, ne’la saudade, o l’umor nero, è un pensiero sentimentale, torrido, caraibico, un’atmosfera che ti avvolge appena metti piede a l’Habana Vieja. È il senso vertiginoso delle origini che ti avvolge, ti attrae, ti muove il cuore, ti scioglie le gambe. Un’ aria calda, umida, salmastra lungo il Malecon come fossimo giunti alla sorgente dell’umanità. È questo che trasuda dalle foto di Antonello Andreani: occhi, facce, mani, corpi, gente viva che si fa toccare, si fa guardare e ti guarda, fissa gli occhi in camera, dritti al cuore. Una umanità scoperta, senza menzogna, senza vergogna, fiera e ironica. Non c’è ancora il mondo virtuale e rarefatto delle metropoli, persone vaganti senza corpo, che non ti guardano, hanno seppellito la curiosità, gli odori, le passioni. Qui, nelle foto di Antonello, e in questa realtà densa e gremita, la gente è viva, plastica, elettrizzata. Vivono “en la calle”, si raggruppano nei locali, passeggiano, si baciano, si toccano, ti sorridono, ti parlano. Sono stata varie volte a Cuba per godermi il Festival del Cinema Latinoamericano, per conto del mio giornale “La Repubblica”, ed è sempre stata una gioia degli occhi, per le pellicole e per la gente. All’Avana c’è l’ICAIC la Scuola di Cinema più importante dell’Amerindia che ha avuto come “tutori” Gabo, il Garcia Marquez dei tempi migliori, e il grande argentino-indio Fernando Birri con la sua scuola del “cosmunismo”. Al Festival partecipano anche i meravigliosi illustratori cubani, figli dei quella grafica che ha succhiato realismo socialista e realismo magico fin dall’infanzia, e i loro manifesti ne sono lo splendido risultato. L’altra istituzione che conoscevo, ma ora non ne so più niente perché non vado a Cuba dal 1997, è la “Casa de las Amèricas”, un laboratorio culturale guidato da Retamar, uno dei più importanti poeti mesoamericani.
Ma la sorpresa più bella, visitando Cuba, è conoscere le campagne, esplorare la Sierra, andare a Barracoa, vivere una giornata con i contadini, ballare nelle loro feste, partecipare discretamente alla Santeria. L’unico consiglio che mi sento di dare, è quello di evitare le rotte del turismo banale, dei predatori di vita che piombano come avvoltoi su una realtà senza il desiderio di conoscerla ma solo con la volontà di utilizzarla; è la semplice regola del viaggiatore curioso: quella di vivere da cubani. È proprio il percorso di Antonello Andreani, che ha scelto la rotta della verità, a volte scomoda e dolorosa, che se n’è andato per Cuba con la sua macchina fotografica alla ricerca della vita autentica, per regalarci immagini che avevamo dimenticato, quando l’Italia era ancora densa di umanità.
15 €