Un approfondito studio sulla stregoneria popolare marchigiana, che muove dal generale al particolare della scena locale, nel quale si ripercorrono storia, suggestioni, leggende, superstizioni che hanno caratterizzato il territorio e che hanno avuto da sempre le donne come protagoniste principali.
Una narrazione che passa dai processi per stregoneria, fatture e malefici restituiti dagli archivi locali, alle credenze diffuse in tutta la regione, ripercorrendo luoghi stregati e ricordando aneddoti, paure e stratagemmi utilizzati da sempre per difendersi dagli attacchi delle fattucchiere.
Tra delazioni, torture, metamorfosi e formule magiche si delinea così un racconto che attraversa quasi sette secoli, inseguendo le tracce di quelle che nel dialetto marchigiano venivano chiamate sdreghe, donne a cui vennero attribuite le azioni peggiori a danno della comunità e che rappresentarono spesso un capro espiatorio ideale per sfogare timori, sensi di colpa, sofferenze e scontento.
Attraverso un’analisi accurata, densa di suggestioni, l’autrice restituisce così a queste donne un’identità, a volte concreta, altre evanescente, ma sempre ben presente nella coscienza collettiva, dall’antichità più remota fino ai nostri giorni.
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