IL MISTERO DELLA SCATOLA DI PIETRA: LA CAPSELLA DI MONTECOSARO

IL MISTERO DELLA SCATOLA DI PIETRA: LA CAPSELLA DI MONTECOSARO

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La storia della Regione Marche è ricca di misteri e rivelazioni sorprendenti. Emanuela Properzi, propone
qui uno studio effettuato su numerosi documenti e reperti, arrivando ad una sintesi di grande fascino che
parte dalla sua capacità di leggere gli antichi documenti medioevali. Nel 1111, papa Pasquale II, restituiva
all’imperatore Enrico V, assieme al relativo documento, il Priorato di Gerusalemme sorto sul piccolo lembo
di territorio nella Città Santa, omaggio del califfo di Bagdad a Carlo Magno e dall’Imperatore ceduto poi ai
Pontefici romani e da questi ultimi ai vescovi di Fermo. Questo misterioso e importante documento del
Priorato fu custodito, nella capsella di pietra sistemata nella chiesa di Santa Maria a Piè di Chienti, nel comune di Montecosaro. I monaci benedettini ed i Canonici fermani provvidero, a trascrivere gli estremi del
documento sulla capsella che divenne da nascondiglio iniziale a testimone unica del documento perduto. La
storia del priorato, divenuto poi noto con il nome di Priorato di Sion, offre lo spunto per la trattazione degli Ordini religiosi e laici e di quanto essi sono stati determinanti nelle vicende sociali, culturali e artistiche
delle Marche. Questo libro è solo l’inizio di una storia da riscrivere, al fine di una sua reale comprensione.

L’ABBAZIA DI S.MARIA D’APPENNINO-Sec. X-XII Un potente baluardo strategico sui luoghi di confine longobardo-bizantino.

L’ABBAZIA DI S.MARIA D’APPENNINO-Sec. X-XII Un potente baluardo strategico sui luoghi di confine longobardo-bizantino.

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Uno dei più importanti cenobi del Medioevo fu quello di Santa Maria d’Appennino, fondato nel X secolo a ridosso della dorsale appenninica umbro-marchigiana, sul monte Appennino al disopra della villa di Campodiegoli. Fortezza, tra le più munite e importanti dello scacchiere difensivo fabrianese, della quale però già nel 1800 si erano perse le tracce.

Potente sentinella orientale del valico, posta a bilanciare il castello di Fossato (fortezza Bizantina sul versante occidentale degli Appennini, poi dalla Guelfa Perugia) ha svolto un importante ruolo strategico.

La terra di Fabriano e il suo territorio sono considerati “la chiave” per controllare i percorsi che, dal porto di Ancona e dalla pianura Padana, puntano ai facili passi Appenninici e conducono senza ostacoli verso la città di Roma e la costa tirrenica.

Chi controlla questi punti obbligati ha la possibilità di difendere o conquistare la Città Eterna e l’Italia. Lo sapevano i Romani, i Galli, gli Etruschi e gli Umbri prima, i Bizantini, i Goti, gli Ostrogoti e i Longobardi poi.

Se il “corpo” dell’Abbazia è in gran parte perduto, grazie anche a questa opera di Federico Uncini, “l’anima” della Abbazia, coperta dai rovi e dalla vegetazione, ancora trasmette un brusio che incute rispetto.  Una sensazione di potenza, maggiore di quella ottenuta dalla forza delle armi, pervade l’animo del visitatore che ancora coglie la grandezza della utopia benedettina della “Gerusalemme Celeste” edificata in terra.